
Una passa gran parte dell’esistenza a sentirsi in credito con la vita e a vantare pretese,
poi passa un’altra buona parte della vita a chiudere le sue ferite e a trovare il modo di riscrivere la sua storia,
poi una mattina di fine agosto, all’avvicinarsi del suo nuovo anno, si accorge che non potrà mai ringraziare abbastanza la vita per tutti i doni che ha ricevuto.
E le viene da ridere per tutte le volte che ha avuto paura e per tutte le volte che non si è fidata e sa che domani cadrà ancora in qualche baratro, ma sempre di meno.
E si accorge che il tempo è la misura delle trasformazioni e che può giocare con se stessa bambina, ragazza, e anziana , coi vivi e con i morti, in un tempo senza tempo.
E i vivi e i morti che l’accompagnano sono parte di questi doni, e si sente infinitamente grata per tutto il bene che c’è, anche per quello che ancora è incapace di vedere.
E sente l’impellente bisogno di ringraziare tutti coloro che illuminano i suoi giorni, nonostante sia spesso cieca e incapace di ricompensare adeguatamente tutti quanti:
la madre e il padre,
il fratello e la sorella,
i figli e i nipoti ,
e tutti i famigliari presenti e non più presenti,
le amiche e gli amici tutti,
ogni maestro, ogni mentore, ogni sostenitore,
gli amori mai iniziati, mai finiti e quelli ancora da venire.
Grazie